15 luglio 2009
17 luglio 2009, Città dell’Utopia, Via Valeriano 3F, Roma
ore 21,00
Il Circolo della Decrescita Felice di Roma e
la Città dell’Utopia
presentano
L’autoproduzione
di
YOGURT
Benessere a km zero
Come produrre lo yogurt in casa, con benefici per la salute e per l’economia
www.lacittadellutopia.it www.decrescitafelice.it
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Pubblicato da nauram
29 aprile 2009
Il Movimento della Decrescita Felice organizza il 19-20-21 giugno 2009 a Carrega Ligure (AL) l’”MDF-FEST”: evento nazionale con tre giorni di festa, incontri, laboratori, dibattiti attorno ai temi del Movimento.
Obiettivi del “MDF-FEST”:
- radunare per tre giorni in un unico spazio le realtà che si riconoscono e aderiscono al MDF;
- mettere insieme i cittadini che si riconoscono o che sono incuriositi dal MDF;
- promuovere i programmi futuri di MDF;
La gente dovrebbe andare via “diversa” da come è arrivata, con notizie in più, pratiche diverse, contatti/reti nuove.
Vi saranno artisti di vario genere, conferenze e dibattiti, laboratori decrescenti, ospiti e tante altre cose.
L’ingresso è libero.
Cosa:
- Imparare: laboratori didattici per le scuole, i bambini e i presenti
- Informare/ informarsi: contenuti, materiali open source, free access.
- Fare festa: spettacoli, concerti a tema, artisti locali che animano la festa.
- Sperimentare stili di vita: allestimento di un orto virtuoso dove sperimentare, vedere, capire.Il discorso delle scelte a Km zero, mercati di prossimità mille angoli di sperimentazione, azione, buone prassi per una decrescita felice.
- Incontrarsi, confrontarsi: costruire luoghi di incontro su diversi temi, tavole rotonde, dibattiti, discussioni, in cui persone interessanti raccontano, incontrano, avendo la possibilità di scambiare, lasciare dei feed back, progettare stili di vita alternativi, costruire reti, progettare.
Temi:
- Rifiuti: riuso, riciclo, uso fino in fondo
- Comprare meno. Donare/ricevere, dovere di donare, dovere di ricevere, dovere di restituire a valore maggiore
- Cibo, alimentazione, risorse, impatto ambientale della produzione e distribuzione cibo
Il luogo:
Carrega Ligure si trova all’estremo sud-est del Piemonte, in montagna, facilmente raggiungibile anche con mezzi pubblici ( si arriva in treno fino ad Arquata Scrivia, poi pulman di linea per Cabella e navetta per Carrega Ligure, per i giorni della festa che si terrà su tre/quattro comuni verrà potenziato il servizio navette per poter muoversi su tutta la festa senza usare i mezzi privati.
Contatti:
Tutti coloro che volessero dare il proprio contributo nell’organizzazione scrivano a labfab.segreteriaATgmail.com (Gino Abrigo ed Enrico Gentina), invece chi volesse dare una mano nei giorni della festa, a titolo di volontariato, scrivano a festaATdecrescitafelice.it. Per ulteriori informazioni, varie ed eventuali, scrivere a segreteriaATdecrescitafelice.it
MDF-FEST, in collaborazione con Associazione Culturale “Laboratorio della Fabula”, socio MDF
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Pubblicato da nauram
29 aprile 2009
LA DECRESCITA FELICE
Un nuovo Rinascimento per il terzo millennio
di Giorgio Cattaneo
«La vita è bella, anche senza sviluppo. Anzi: solo rinunciando all’idea di sviluppo illimitato, la vita può essere
addirittura felice». E’ questo l’orizzonte culturale della Decrescita, l’ultima risposta alla degenerazione suicida del
recente capitalismo consumistico, sempre più fondato sull’ideologia del Pil, dottrina «economica e mitologica» divenuta
ormai «una sorta di teologia», da cui deriva la catastrofe planetaria alle porte. L’antidoto? E’ la Decrescita: un nuovo
Rinascimento, che liberi gli individui dalla schiavitù dei consumi e dalle loro nefaste conseguenze in ogni campo:
ambiente, salute, qualità della vita e dei rapporti umani.
Primo obiettivo: smascherare il falso mito dello sviluppo illimitato, fonte di tutti i nostri guai. Ma è possibile concepire
un futuro senza sviluppo? «Certo. Perché non c’è alcun progresso, nello sviluppo», afferma Maurizio Pallante, ideologo
italiano della Decrescita. «Il concetto di sviluppo illimitato è una mistificazione. In realtà, non può esistere nessuno
sviluppo sostenibile: perché lo sviluppo è di per sé il problema, non la soluzione».
Saggista e scrittore, ecologista della prima ora, allievo dell’economista Claudio Napoleoni e fondatore con Tullio Regge
del Cure, comitato per l’uso razionale dell’energia, Pallante è ora l’ispiratore in Italia del Movimento per la Decrescita
Felice, proposta culturale e sociale che punta a creare riflessione, networking, comunicazione, solidarietà informata e
consapevole. Una specie di rivoluzione culturale. «La Decrescita – sostiene Pallante – è davvero l’unica soluzione per
guarire i mali del nostro sistema, basato sul culto del prodotto interno lordo». E spiega: «La salute dell’economia viene
ancora misurata in base all’andamento del Pil, che in realtà è soltanto un indicatore del valore monetario delle merci
commercializzate». Come disse Bob Kennedy nel 1968, «il Pil misura di tutto, tranne quello che ci serve per essere
felici».
Proprio qui, alla parola “felice”, si inserisce la peculiarità italiana della Decrescita: non una nuova tendenza settaria,
magari di sapore new age, ma una vera e propria ridefinizione antropologica di priorità. «A una vita fondata sul mercato
dei beni di consumo e su un “fare” di origine industriale, finalizzato a “fare sempre di più” – afferma Pallante –
dobbiamo prepararci a sostituire un’esistenza fondata su valori autentici, e cioè sullo scambio genuino di beni d’uso; su
un “fare bene”, che innanzitutto ci dia soddisfazione e ci renda, appunto, felici».
Sembra una sottigliezza, ma non lo è. Togliendo al mercato il suo potere mitologico, ora peraltro messo in crisi dal
terremoto finanziario mondiale, e restituendo capacità e responsabilità dirette agli individui, certamente si ridurranno gli
sprechi, i consumi energetici, il business del trading e i trasporti delle merci: fatalmente, si comprimerà il Pil. Malgrado
ciò – anzi, proprio per questo – si costruirà «un orizzonte pulito, abitabile, alternativo allo scempio speculativo: l’unico
possibile orizzonte, ormai, nel quale sia ancora pensabile la sopravvivenza di questo pianeta».
Il nuovo movimento italiano guidato da Maurizio Pallante si collega per alcuni aspetti ad altre tendenze europee, come
quella rappresentata dall’economista francese Serge Latouche, autore di analisi che negli ultimi anni hanno elaborato
una severa critica nei confronti del modello occidentale basato sull’ideologia di uno sviluppo potenzialmente illimitato:
«In natura, lo sviluppo illimitato non esiste. Negli ultimi tre secoli, il mito dello sviluppo inarrestabile ha minato le
risorse del pianeta. E la situazione è ulteriormente peggiorata negli ultimi quarant’anni, con l’avvento dei prodotti “usa
e getta”, concepiti per durare il meno possibile e pronti per essere trasformati in rifiuti che è sempre più costoso,
difficile e pericoloso smaltire: pensiamo alle discariche-colabrodo o agli inceneritori, che sono fabbriche di tumori».
Ora, la crisi climatica e l’implosione economica planetaria non fanno che confermare questa diagnosi: è necessario
invertire la rotta, o la Terra non reggerà al collasso che si profila all’orizzonte. E dunque: via libera a fonti rinnovabili,
riduzione e riciclaggio dei rifiuti, contenimento dei consumi, ritorno all’agricoltura tradizionale e promozione delle
filiere corte. «Non solo: è fondamentale anche il recupero di capacità perdute, quelle che servono ad auto-produrre beni
d’uso fondamentali».
Per questo, il Mdf ha aperto l’Università del Saper Fare, network formativo che coordina corsi di
auto-produzione che in tutta Italia radunano migliaia di neo-autoproduttori. «Ognuno, nel suo piccolo, può fare molto
per ridurre costi, sprechi e inquinamento, imparando a risparmiare e condividere: fare il pane in casa può diventare
innanzitutto un piacere».
La Decrescita Felice “fai da te” è il primo passo verso un network evoluto, una società più solidale e consapevole.
Come quella che lascia intravedere l’associazione dei Comuni Virtuosi, che promuove progetti esemplari: grazie ai
quali si migliora la qualità dei servizi in tutti i campi (energia, rifiuti) salvaguardando l’ambiente e pesando meno sul
bilancio economico delle comunità. «E’ un processo complesso, una riconversione globale che richiede tempo –
aggiunge Pallante – ma, proprio per questo, l’azione dei singoli può contribuire moltissimo ad accelerare i tempi,
inducendo la politica a compiere finalmente le scelte giuste».
Da sempre sostenitore delle “tecnologie di armonia” al servizio dell’ambiente e grande fautore di ogni forma di
prevenzione (il risparmio su tutto: meno costi, meno rifiuti, meno dispendio energetico, meno inquinamento), Pallante
sintetizza in modo poetico il suo ideale di Decrescita Felice: «In fondo, si tratta si recuperare l’antico sapere dei nonni:
il falso progresso l’ha scartato come obsoleto, ora invece ne sentiamo la mancanza». Un sapere che deriva da uno stile
di vita sobrio, a diretto contatto coi mezzi di produzione dei beni essenziali. «E’ un po’ la filosofia dei monaci
medievali, che erano innanzitutto auto-produttori comunitari e contemplatori del loro lavoro», come spiega lo stesso
Pallante ne “I monasteri del terzo millennio” (“Ricchezza ecologica”, ManifestoLibri). «Nel loro motto, “ora et labora”,
il riferimento spirituale viene prima di quello materiale: un suggerimento che, a distanza di secoli, vale la pena
rivalutare».
Decrescita Felice, dunque. «Per ricreare socialità, riscoprire valori essenziali, ridurre le dipendenze, gli sprechi e i costi
ambientali. E migliorare la qualità della vita». Una rivoluzione culturale, ispirata dal bisogno di un nuovo umanesimo.
«Dobbiamo riappropriarci della nostra esistenza, dei nostri ritmi vitali e del destino della Terra. Ci servono nuovi
strumenti pratici, nuove consapevolezze, nuovi saperi». L’obiettivo? «Essere felici, partecipi. Aderendo alla Decrescita,
ognuno sa di poter cominciare a fare finalmente qualcosa di concreto, da subito, senza attendere i tempi eterni delle
strategie globali».
Non è poco, in un mondo che si pretende costituito di soli numeri, di masse inerti e rassegnate di tele-consumatori dove
gli individui non contano niente. Maurizio Pallante e la sua Decrescita Felice fanno mostra di ottimismo: «E’ ormai
evidente a tutti che un’epoca di errori disastrosi si è conclusa. Ora è tempo di riprendere per mano il nostro futuro, con
fiducia: insieme, malgrado tutto, possiamo farcela».
Per informazioni:
Università del Saper Fare in costruzione il sito (http://www.unisf.it) segreteria@unisf.it – 331/7088697
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Pubblicato da nauram
4 aprile 2009
Per gli amanti della cultura enogastronomica e letteraria, il blog www.Divinoscrivere.it , di Luigi Metropoli e Barbara Brandoli, è tra i tre finalisti al concorso Miglior blog di Vino, organizzato da Blog café Squisito.
“Divino Scrivere cerca di comunicare il piacere fisico e spirituale che deriva dalla conoscenza dell’universo poetico e del mondo enologico: appassionare il pubblico del vino all’arte e alle lettere (e viceversa), facendo riscoprire loro le nostre radici, la nostra cultura, le nostre tradizioni”.
Conosceremo presto il vincitore! Auguri!
Attività dell’Associazione Divinoscrivere:
Presentazione di scrittori e i loro libri, musicisti e i loro album, artisti e le loro opere, con vini in abbinamento (“Calici d’arte”).
Realizzazione di serate letterarie, con relazioni su poeti e letture di versi, come interludi a cene e con vini specifici in abbinamento (“A cena con l’autore”): in collaborazione con ristorati, enoteche, winebar…
Concorso di poesia sul vino, con pubblicazione di antologie che raccolgano i migliori versi selezionati.
Dibattiti letterari/ reading poetici in cantine e aziende vinicole.
Creazione di eventi culturali che uniscano poesia, musica, cibo e vino, con forte matrice territoriale.
Creazione di eventi ad hoc per piccoli comuni, promuovendo i loro luoghi notevoli, le tradizioni enogastronomiche locali, tramite una o più giornate dedicate, che si snodano attraverso itinerari turistico-paesaggistici, eventi artistico-culturali, tavole rotonde, degustazioni.
Presenza ai festival di poesia con interviste agli autori e “happening enologici”.
Il vino nel cinema: eno-cineforum con dibattito e degustazioni.
Incontri eno-letterari.
Wine-crossing: libera la tua bottiglia.
Critica enologica e gastronomica.
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Pubblicato da nauram
2 febbraio 2009
La cucina del ‘700, tipica della valle di Mercato San Severino (Sa), era basata sui prodotti della terra: scarole, fagioli, cime di rape, patate, peperoni… Nel week-end è possibile gustare i piatti storici di questa valle a Ciorani, nel Palazzo Sarnelli, dove il Gruppo “Sarnellanium Juranense” ha allestito sale in stile settecentesco, riscaldate e allietate da canti e musiche di giovani in abiti settecenteschi.
La sagra è iniziata lo scorso week-end e proseguirà anche nei giorni del 6-7-8 febbraio.
Le proposte culinarie sono le seguenti:
- Mallone* e patate con pane biscottato
- Pasta e fagioli
- Carne di maiale con patate e pupacchielle
- Fagioli e scarole
- Cavatielli con ragù di scamuorzo*
- Crostata di castagne
* Il mallone è costituito dalle foglie esterne e larghe delle cime di rape, lessate, strizzate e ricomposte in forma di palla, da tagliare e ripassare in padella con olio d’oliva, aglio, peperoncino e patate lesse schiacciate. Si mangia ancora oggi con il pane biscottato tipico del posto; andava molto in “voga” durante la guerra… Lo scamuorzo è una salsiccia non completamente essiccata che contiene cotenna di maiale.
Le pietanze indicate, sebbene mantenute nella tradizione di molte famiglie, avevano perso il loro valore, surclassate dalla cucina “ricca” del “benessere occidentale”. Sono state riscoperte e rivalorizzate da alcuni anni grazie alla sagra di Cortedomini di Castel San Giorgio e ad altre sagre di Siano e dintorni. Sono piatti poveri, economici e salutari, secondo i canoni della cucina mediterranea.
Note storiche: questa terra ha ospitato fino ai suoi ultimi giorni S. Alfonso Maria De’ Liguori, giurista, scrittore, poeta, vescovo, dottore della Chiesa, compositore (è sua Tu scendi dalle stelle).
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Pubblicato da nauram
21 gennaio 2009
L’arte della cucina ha trovato casa: Casa del nonno 13.
Sorprendente l’ambiente, superlativi i piatti.
Il rispetto della stagionalità dei prodotti, rigorosamente locali, la cura nell’equilibrio delle ricette, tradizionali o create dal connubio artistico di uno chef e di un architetto (Raffaele Vitale, il proprietario) concorrono a fregiare il ristorante di una stella Michelin. Una seconda stella non ci starebbe male, ma i Francesi sono un po’ avari…
Ciò che colpisce subito è l’ambiente: dalle piccole sale d’ingresso antiche e ricercate, calde e vissute, passiamo davanti alla moderna e scintillante cucina d’acciaio a vista, imprevista, protetta da una grandissima vetrata (lì sono ben in evidenza tutte le materie prime e vi si potrebbe sostare un bel po’ per compiacersi della loro qualità). Continuiamo nel percorso ad effetto e scendiamo nella grande sala: una notevole cantina, profonda, antica, con volte a botte, restaurata lasciando intatto il tufo macchiato di verde muschio. Uno spettacolo!
Il proprietario ci orienta nella scelta dei piatti; tra gli antipasti scegliamo ricotta di bufala in crosta di pasta kataifi (croccantissima e leggerissima) su crema di fagioli “lardari”(taccole), carpaccio di manzo con aceto balsamico e trilogia di baccalà (spuma e crocchetta su letto di baccalà affumicato); i primi: castello di candele con mozzarella di bufala e pomodoro S. Marzano (pomodoro di prima classe, fatto coltivare dal proprietario nelle terre locali e utilizzato con sapienza, per un risultato eccellente), candele con genovese di manzo, straccetti di pasta e patate con provola e guanciale; il secondo: cosciotto di agnello cotto al forno nel “coccio” di terracotta, con patate e broccoli napoletani stufati (verdi, verdi, al dente). Dolci: sfogliata ricomposta, babà su crema all’arancia, tortino di cioccolato con croccante di mandorle a strati vari…, millefoglie con crema pasticcera…Ma, prima di tutto ci è servito il “benvenuto”: frittella su spuma di bufala e olive, focaccina.
Il vino è il Fiano di Mila Vuolo. L’acqua, per la gioia degli ambientalisti, è naturalizzata.
Questo abbiamo mangiato. Si possono scegliere, in alternativa, a seconda delle stagioni, i funghi porcini o il tartufo nero dei vicini monti Picentini, i tortini di zucchine, gli involtini di melanzane, le patate e i carciofi, il cipollotto bianco di Nocera…
Impossibile esprimere a parole il gusto (“…e vidi cose che ridire né sa né può chi di lassù discende…”). Nessun piatto è scontato, ogni pietanza è una sorpresa, anche per chi per origine e tradizione di famiglia cucina quei piatti (con “quei” prodotti) da anni. Equilibrio perfetto, delicatezza, leggerezza.
Il ristorante, uno dei migliori della Campania è a Mercato S. Severino, a cinque minuti dalla barriera sud dell’autostrada del Sole, nella frazione di S. Eustachio, facilissimo da raggiungere sia da Napoli che da Salerno. I prezzi sono gli stessi dei mediocri locali romani (troppi e troppo mediocri), i quali seducono i turisti più per la posizione che per la qualità dell’offerta. C’è, però, un elemento in comune con Roma: questo ristorante è come la Fontana di Trevi, una volta lasciato il primo “soldino”, ci ritorni sicuramente!
Ritorneremo.
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Pubblicato da nauram