Marcia per la Terra (Roma-Lazio)

14 aprile 2013

Dal sito http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/marcia-per-la-terra-nel-lazio/

Marcia per la Terra nel Lazio

Domenica 21 Aprile 2013

In cammino per la difesa dei suoli fertili

e per fermare il consumo di suolo

Cari Amici e care Amiche,

il Forum “Salviamo il Paesaggio” propone una Marcia per la Terra, in occasione della Giornata mondiale della Terra promossa dall’Onu il 21 aprile. Sarà una manifestazione pubblica per promuovere la tutela e la salvaguardia dei suoli fertili e per dire Stop al consumo del suolo.

La Marcia per la Terra, nel Lazio, vuole essere un percorso costruito insieme ai Comitati e alle Associazioni che da anni si battono per fermare il consumo di suolo.

Al percorso principale, lungo la Via Appia Antica, vorremmo che si aggiungessero i vostri percorsi auto-organizzati sul territorio in modo da attraversare quelle aree verdi intatte dei vostri quartieri che sono a rischio cementificazione.

Il percorso principale si snoderà lungo 26 chilometri circa, dal Monte Cavo al Colosseo (vedi mappa qui sotto) e prevede tre tappe che accoglieranno i percorsi secondari e i cittadini:

– Monte Cavo-Ciampino: pernottamento sul Monte, partenza all’alba (ore 6,00) e discesa verso Ciampino con ritrovo alla Stazione di Ciampino alle ore 9,00 – Referente: Giulia Fiocca 328-6214798

– Ciampino-Tomba di Cecilia Metella nel Parco dell’Appia Antica: partenza dalla Stazione alle ore 9,00, passaggio al Mercato della Terra Slow food di Ciampino (ore 9,30), quindi alla Villa di Messalla (ore 10,30); prosecuzione fino alla Villa dei Quintili nel Parco dell’Appia (entrando da via di Fioranello), Villa Capo di Bove e Tomba di Cecilia Metella-Castrum Caetani (ore 13,00) – Referente: Luciano Meloni 340-3723975

– Tomba di Cecilia Metella-Colosseo: ritrovo di tutti i comitati romani e le associazioni, di tutti i cittadini nell’area di fronte alla Tomba di Cecilia Metella(dalle ore 12)

ristoro e colazione sull’erba con i produttori e i contadini Slow food che presidiano l’Agro romano; visita all’Archivio Cederna a Capo di Bove che sarà aperto eccezionalmente per noi. Alle 13 associati e volontari del Touring Club, dalla Villa di Massenzio, si uniranno agli altri (Referenti TCI: Chiara Belfiore 328-0043606 e Francesco Di Maggio 348-0145203).

Alle 14 la grande Marcia per la Terra partirà per il Colosseo dove arriverà alle 16,30-17. Festa e abbraccio del Colosseo.

Referente: Paolo Piacentini 340-0607621

Ferma restando la libertà di aggregarvi dove preferite, il punto di raduno principale è previsto di fronte alla Tomba di Cecilia Metella dalle 12 alle 14: èqui che la camminata si trasforma in Marcia per affermare tutte le nostre istanze e portarle alla massima attenzione fino al Colosseo, dove un grande abbraccio simboleggerà la nostra determinazione a riappropriarci della Città e del suo territorio.

Invitiamo dunque tutti i comitati a costruire un proprio percorso, ad aggregarsi a uno dei percorsi già definiti oppure a confluire direttamente a Cecilia Metella per poi proseguire la Marcia tutti insieme.

Ecco i percorsi secondari previsti al momento:

i comitati dei Municipi XI e XII partiranno da Fonte Laurentina, attraverseranno varie aree a rischio, percorreranno il Parco di Tor Marancia fino al Parco dell’Appia (13 km, Referenti: Stefano Salvi 340-5606494, Luca Verducci 338-8171408). Federtrek partirà dalla fermata Cinecittà della Metro A, passerà per l’area dei Sette Acquedotti del Parco dell’Appia Antica, percorrendo via Giulio Agricola nel quartiere Statuario e costeggerà la Villa dei Quintili, arrivando alla Tomba degli Orazi e Curiazi e a quella di Cecilia Metella per un totale di 6-7 km (Referente: Riccardo Virgili 347-3614568). Un altro gruppo si aggregherà al Parco degli Acquedotti (Referente: Gabriele Farre 334-7660188). Uno dall’area Aurelio-Piccolomini (Referente Barbara Manara: 349-7876743) e uno da Piazza Vittorio (Referente: Marina Fresa 328-6484204).

Inviateci un’email per aderire all’iniziativa e per proporre un vostro percorso.

Ci saranno musica, atti teatrali, letture e molto altro per dire forte e chiaro che siamo in cammino per la difesa dei suoli fertili, per fermare il consumo di suolo e per la Terra bene comune.

I

nfo e contatti: info@salviamoilpaesaggio.roma.it

per Roma: Barbara Bonomi 335-1212820 e Cristiana Mancinelli 339-4388388

per la Provincia: Antonella Mattei: 335-362353; 

www.salviamoilpaesaggio.roma.it

Aderiscono a oggi: Associazione Terraviva, Attac, Cittadinanzattiva Lazio, Co.co.me.ro., Comitato Ciampino Bene Comune, Comitato Fuoripista, Comitato Monte Ciocci, Associazione Ottavo Colle, Coordinamento STOP I-60, Comitato Piccolomini, Comitato Piazza Vittorio Partecipata, Comitato Roma XVI Pisana-Estensi, Comitato Terra Nostra, Consiglio Metropolitano, Coordinamento Romano Acqua Pubblica, Federtrek, Forum del Terzo Settore, Gruppo Giovani di Fonte Meravigliosa, Il Sogno di Roma e di Europa (S.R.E.), Italia Nostra Roma, Italia Nostra Aniene e Monti Lucretili, Italia Nostra Castelli Romani, Latium Vetus, Parco della Cellulosa, Respiro Verde Legalberi, Salviamo Bracciano, Scuola Bramante, Slow Food Roma e Lazio, Stalker-PrimaveraRomana, Touring Club Lazio e Roma, WWF Tivoli


Entro il 2050 consumo di suolo pari a zero: parola d’Europa

19 gennaio 2013

 

by SALVIAMOILPAESAGGIO on gen 15, 2013 • 22:55

Con il documento “Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo” la Commissione Europea ha di recente posto l’attenzione all’eccessivo consumo di suolo nel Vecchio Continente.

La sfida – peraltro ambiziosa come ammette lo stesso Janez Potočnik commissario europeo per l’ambiente – è quella per cui ogni Stato membro dovrà tener conto delle conseguenze derivanti dall’uso dei terreni entro il 2020, con il traguardo di un incremento dell’occupazione di terreno pari a zero da raggiungere entro il 2050.

“La posa di superfici impermeabili nel contesto dell’urbanizzazione e del cambiamento d’uso del terreno, con conseguente perdita di risorse del suolo, rappresenta una delle grandi sfide ambientali per l’Europa d’oggi” scrive nella prefazione al documento Potočnik.

Prima di addentrarsi a spiegare quali possono essere gli approcci tesi a limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo, la Commissione Europea indica un elemento di base necessario per raggiungere l’obiettivo “consumo di suolo = zero”: la piena collaborazione tra tutte le autorità pubbliche competenti, non solo dei dipartimenti preposti alla pianificazione e alle questioni ambientali ma anche, e in particolare, quegli enti governativi (Comuni, Province e Regioni) che gestiscono un territorio. È quindi ora che il consumo di suolo diventi un’aspirazione condivisa.

Dalla metà degli anni ’50 la superficie totale delle aree urbane nell’UE è aumentato del 78% mentre la crescita demografica è stata di appena il 33%.

Questo significa che in tutta Europa la tendenza a “prevedere” piani di espansione urbanistica senza un’equilibrata correlazione con le effettive esigenze demografiche è prassi comune.

Attualmente, le zone periurbane presentano la stessa estensione di superficie edificata delle aree urbane, tuttavia solo la metà di esse registrano la stessa densità di popolazione.

Lo sprawl è un fenomeno pericoloso: la diffusione di nuclei caratterizzati da bassa densità demografica costituiscono una grande minaccia per uno sviluppo urbano sostenibile.

Inoltre l’espansione della città eleva i prezzi dei suoli liberi entro i confini urbani incoraggiando così il consumo verso l’esterno, consumo che a sua volta genera nuove domande di infrastrutture di trasporto e pendolari che si spostano per raggiungere il proprio posto di lavoro.

Passiamo all’aspetto dell’impermeabilizzazione.

Oltre a ridurre gli effetti benefici che un terreno ha sull’ecosistema, l’impermeabilizzazione di un ettaro di suolo significa far evaporare una quantità d’acqua tale per cui viene impiegata l’energia prodotta da 9000 congelatori, circa 2,5 kWh, per rendere quel terreno arido. Supponendo che l’energia elettrica costi 0,2 EUR/kWh, un ettaro di suolo impermeabilizzato fa perdere circa 500mila euro a causa del maggior fabbisogno energetico.

Limitare l’impermeabilizzazione del suolo è sempre prioritario rispetto alle misure di mitigazione ma laddove questo non avviene verde pubblico e uso di materiali permeabili sono i due principali elementi per tendere verso il risparmio energetico.

Tale risparmio è un vantaggio per le economie europee vessate dalle spese: ad esempio un tetto verde riduce i costi energetici di un edificio dal 10% al 15%.

Per non parlare dell’inquinamento: un albero calato all’interno di un contesto urbano può catturare 100 grammi netti di polveri sottili l’anno. Calcolando i costi di riduzione delle polveri, piantare un albero in città significa investire 40 euro all’anno.

Queste sono solamente alcune delle buone prassi che l’Europa caldeggia in fatto di limitazione del consumo di suolo e indica come ultima spiaggia la “compensazione”, sempre che questa non si trasformi in mero “green washing”.

Maurizio Bongioanni

 


Il consiglio di Stato blocca il Crescent!

6 giugno 2012
N. 02154/2012 REG.PROV.CAU.
N. 03614/2012 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)
ha pronunciato la presente
ORDINANZA
sul ricorso numero di registro generale 3614 del 2012, proposto da:

Associazione Italia Nostra Onlus – Associazione Nazionale Tutela Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione, rappresentata e difesa dagli avv. Oreste Cantillo, Oreste Agosto, con domicilio eletto presso Associazione Italia Nostra Onlus in Roma, viale Liegi, 33;

contro
Comune di Salerno, rappresentato e difeso dall’avv. Antonio Brancaccio, con domicilio eletto presso Antonio Brancaccio in Roma, via Taranto, 18; Crescent Srl, rappresentata e difesa dagli avv. Mario Sanino, Lorenzo Lentini, Paolo Vosa, con domicilio eletto presso Mario Sanino in Roma, viale Parioli, 180;
per la riforma
della sentenza del T.A.R. CAMPANIA – SEZ. STACCATA DI SALERNO: SEZIONE I n. 01770/2011, resa tra le parti, concernente PERMESSO DI COSTRUIRE

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Visto l’art. 98 cod. proc. amm.;
Visti gli atti di costituzione in giudizio di Comune di Salerno e di Crescent Srl;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Vista la domanda di sospensione dell’efficacia della sentenza del Tribunale amministrativo regionale di reiezione del ricorso di primo grado, presentata in via incidentale dalla parte appellante;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 5 giugno 2012 il Cons. Giuseppe Castiglia e uditi per le parti gli avvocati Oreste Agosto, Moreno Pacifici in sostituzione di Oreste Cantillo, Antonio Brancaccio, Lorenzo Lentini, Mario Sanino e Paolo Vosa;

Tenuto conto dell’esigenza di rimettere al merito la compiuta valutazione delle complesse questioni implicate dalla controversia e, in primo luogo, la definizione dei profili processuali posti a fondamento della sentenza di primo grado;
ritenuta l’opportunità di evitare che la prosecuzione dei lavori per la realizzazione di un edificio di cospicue dimensioni, in una situazione controversa, produca una trasformazione dello stato dei luoghi difficilmente reversibile e tale da determinare per la collettività un pregiudizio grave e irreparabile; ciò, sia per le trasformazioni materiali da operarsi, sia anche alla luce dell’art. 2, lettera G), del contratto stipulato tra il Comune di Salerno e la Crescent s.r.l., per effetto del quale il rischio proprio degli esiti delle azioni giudiziarie pendenti in relazione all’immobile è assunto dalla parte pubblica;
considerato che l’interesse dell’Associazione appellante può essere soddisfatto mediante una sollecita discussione della causa nel merito;
considerato inoltre che, nei limiti della sommaria tutela cautelare, l’appello in esame sembra presentare profili di connessione con quello di cui al ricorso n. 3609/2012, assegnato ad altra Sezione;
ritenuto che, tenendo conto della complessità della vicenda, sussistono giustificati motivi per compensare tra le parti le spese del presente giudizio cautelare;
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta) accoglie l’istanza cautelare (Ricorso numero: 3614/2012) nei sensi di cui in motivazione e, per l’effetto, sospende l’esecutività della sentenza impugnata.
Manda alla segreteria di comunicare la presente ordinanza anche all’ufficio del Presidente del Consiglio di Stato affinché questi valuti, ove lo ritenga opportuno, i profili di connessione di cui in motivazione.
Compensa le spese della presente fase cautelare.
La presente ordinanza sarà eseguita dall’Amministrazione ed è depositata presso la segreteria della Sezione che provvederà a darne comunicazione alle parti.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 5 giugno 2012 con l’intervento dei magistrati:
Giorgio Giaccardi, Presidente
Raffaele Greco, Consigliere
Fabio Taormina, Consigliere
Raffaele Potenza, Consigliere
Giuseppe Castiglia, Consigliere, Estensore

L’ESTENSORE IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 05/06/2012
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)


Il Consiglio di Stato autorizza l’inceneritore di Albano!

25 marzo 2012

Apprendiamo con sgomento la sentenza del consiglio di stato che di fatto autorizza la costruzione dell’inceneritore di Albano. Come al solito la volontà popolare viene ignorata , la dignità degli abitanti dei Castelli Romani, che vivono questi territori e che da sei anni portano avanti questa vertenza, viene calpestata in nome di una presunta utilità sociale di questo spaventoso ecomostro. Viene da chiedersi, con l’amaro in bocca, utile a chi? al signor Cerroni, “il re della monnezza” che di discariche e inceneritori ha costruito il suo business (Malagrotta docet), e senza dubbio è utile ai vari politicanti di turno, da Alemanno, alla Polverini e al suo predecessore Marrazzo, che continuano a proporre una gestione dei rifiuti vecchia e obsoleta fatta di discariche e inceneritori in un territorio, come quello dei castelli, già DEVASTATO da una speculazione edilizia che non conosce limiti, dalla presenza di numerose industrie e dalla tristemente nota discarica di amianto.

La storia dei movimenti territoriali in Italia sembra seguire sempre lo stesso copione: la lotta contro l’opera parte, I comitati presentano ricorso al TAR, lo vincono, dopodichè vengono scavalcati al Consiglio di Stato per intercessione del politicante di turno. L’abbiamo visto accadere in Val di Susa, sotto le pressioni del governo centrale del PDL e della regione del PD, l’abbiamo visto accadere ad Aprilia per l’insistenza dell’allora ministro alle attività produttive Bersani, a Vicenza in cui il deus ex machina fu Prodi ed infine a Napoli per l’inceneritore di Acerra, per il quale si spesero nientepopòdimeno che Berlusconi e Napolitano. Ora sembra arrivato il nostro turno, con le minacciose dichiarazioni del ministro Corrado Clini che sembrano voler schiacciare la lotta che portiamo avanti da sei anni.

Dell’incompetenza e del malaffare di pochi dovranno pagare donne, uomini, bambini, animali le cui grida di rabbia e di indignazione si vorrebero mettere a tacere.
NOI NON GLIELO PERMETTEREMO! Non ci faremo schiacciare, la vertenza non muore certo qui ma anzi continuerà con ancora più forza! solo uniti tutti e tutte potremo impedire la devastazione dei nostri territori! non ci faremo scavalcare, l’unico grado di giudizio che conta è quello popolare e si giudica sul terreno della lotta!!
Sul nostro sito web continueremo ad aggiornavi sule prossime iniziative ed assemblee pubbliche per decidere insieme come continuare la mobilitazione. Di seguito potete leggere la notizia così come viene riportata dal giornale “La Repubblica”.

NO ALL’INCENERITORE Nè AD ALBANO Nè ALTROVE!

www.noinceneritorealbano.it


Salviamo il paesaggio

26 luglio 2011

www.salviamoilpaesaggio.it

Un capriccio? Una moda? No, è egoismo puro: io voglio difendere il mio futuro, il futuro dei miei figli, il futuro del genere umano.

C’è chi non si fa scrupoli nel sottrarre altre fette di territorio alla natura, pensando al solo interesse economico immediato, in stile palazzinaro romano… Il riferimento non è puramente casuale, perché nell’hinterland romano i palazzi crescono più velocemente dei funghi, (fra un po’ forse i funghi non avranno più dove crescere). Se ci fermiamo a riflettere, ci chiediamo fino a che punto si potrà ancora costruire e perché si continua a farlo se solo nella città di Roma ci sono 245.000 case inutilizzate.

Fino a che punto l’uomo potrà essere a suo agio quando affacciandosi alla finestra vedrà solo cemento e cemento? Può darsi che una delle tante fonti di stress e di insoddisfazione sia inconsciamente l’allontanamento dalla natura, dal verde, dal paesaggio.

Provate a immaginare come ci si sente in uno spazio non toccato dall’intervento dell’uomo, tutto verde, fiorito, con cime di monti frastagliati o affacciato sul mare. Il vostro animo vi dice :”voglio scappare”? O forse vi dice “voglio scappare da dove vivo di solito”?

Salviamo il paesaggio! aderiamo tutti!


Terra madre

22 ottobre 2010

“Terra Madre”, ecco le Nazioni unite
della diversità agro-alimentare

La quarta edizione dell’appuntamento organizzato da “Slow Food” che vede riuniti contadini, pescatori, allevatori e artigiani del gusto da 161 paesi.Petrini: “Il mondo rischia di deragliare sotto il peso di consumi insensati. Queste comunità ci indicano la strada giusta”

http://www.repubblica.it/solidarieta/cibo-e-ambiente


Purificare l’aria con le piante da appartamento

29 agosto 2010

http://www.termosifone.com/

In questo sito trovate dettagliate notizie sia sulle sostanze tossiche presenti nelle nostre case sia sui formidabili rimedi che ci offrono le nostre amiche piante.


27 Marzo, l’ora della Terra

21 marzo 2010

Il 27 marzo dalle 20.30 aderisci all’evento globale del WWF – L’ora della Terra.
In tutto il pianeta si spegneranno le luci per un’ora.
Monumenti, palazzi, negozi, appartamenti. Comunità, scuole, singole case.
Un appuntamento planetario che quest’anno ha un significato ancora più forte: è il nostro modo per dire ai potenti che dopo il deludente vertice di Copenhagen noi non molliamo. Continueremo a chiedere un accordo globale sul clima efficace e vero.

http://www.wwf.it/oradellaterra/


No all’inceneritore di Parma!

16 marzo 2010

Il tempo stringe,
mancano 800 giorni all’avvio dell’inceneritore di rifiuti da 130.000 tonnellate che sorgerà a Parma nel quartiere S.P.I.P.
Siamo ancora in tempo, non è troppo tardi per fermarlo ma dobbiamo intensificare le azioni, chi decide deve sapere che i cittadini sono informati e non sono d’accordo con questa decisione.

Esistono delle alternative praticabili e già praticate, i cittadini di Parma lo sanno e le esigono.
Per fare ciò, però, il Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti, attivo dal 2006 e composto da semplici cittadini, ha sempre fatto ricorso all’autotassazione.

Per presentare il ricorso legale sono serviti dei soldi (tanti!), per organizzare i cortei e la fiaccolata di dicembre sono serviti dei soldi, per stampare i volantini informativi sono serviti e serviranno dei soldi, per far sì che il principale quotidiano locale pubblicasse anche le nostre idee sono serviti dei soldi, per far arrivare le brochure informative a casa dei parmigiani sono serviti tanti soldi. Altri ne servono ora per organizzare la manifestazione NAZIONALE NO INCENERITORI che si terrà qui a Parma sabato 17 aprile.

La rete Nazionale No Inceneritori ci ha chiesto che la manifestazione si svolgesse a Parma perché, come ha detto il Prof. Paul Connett quando è stato nostro ospite a dicembre, “Parma è l’ultimo posto al mondo in cui si dovrebbe costruire un inceneritore”.
L’inceneritore nella “capitale europea del cibo” non andrebbe fatto.
La vertenza di Parma DIVIENE COSI’ UNA VERTENZA ITALIANA ED INTERNAZIONALE che unifica tutte le vertenze territoriali che in questo periodo si combattono anche nel resto d’Italia.

Purtroppo, però, non possiamo più sostenere tutte le spese da soli e quindi ti chiediamo aiuto.
Se puoi, se vuoi sostenere la nostra causa ti chiediamo di farci una donazione (non importa di quanto),
effettuando un bonifico utilizzando le seguenti coordinate bancarie:

Unicredit Banca – Filiale Parma Sicuri
Via Giulio e Giacinto Sicuri, 38A
43100 Parma
Conto Corrente Int” Libera Cittadinanza – Rete Nazionale girotondi e Movimenti”
IBAN: IT60K0200812722000100039138
Causale: contributo per l’alternativa all’inceneritore


L’Italia che frana

19 febbraio 2010

Si sbandiera a destra e a manca la volontà  di azzerare gli sprechi! Brunetta e la Gelmini ne fanno magnifici slogan.

La vicenda Bertolaso dimostra tutt’altro, che si specula sulla pelle della gente, che valanghe di denaro sono state versate in opere che, si sapeva già, non sarebbero mai state utilizzate (vedi gli impianti per i mondiali di nuoto a Roma).  Soldi regalati alle imprese, scambi di favore, corruzione delle peggiori specie, mentre l’Italia crolla in tutti i sensi. E le vittime sono sempre le fasce sociali più deboli ed il Sud!

Leggete qui:

www.ilmanifesto.it

|   Cinzia Gubbini
I soldi sprecati per l’Italia che frana

Risorse sprecate. Soldi spesi male. Tanti soldi. Il tutto sulla scorta di un concetto che non semina solo tangenti ma anche mala gestione: l’emergenza. E’ questa la storia del rischio idrogeologico in Italia, e delle sue vittime (in media 7 morti al mese negli ultimi cinquanta anni). Che l’Italia sai un paese fragile, malato di frane, con il 68,6% dei Comuni che ricade in aree classificate «ad alto rischio» dal ministero dell’Ambiente lo sanno anche i muri. Il 2 febbraio il parlamento ha approvato quasi all’unanimità una mozione che impegna il governo a predisporre piani di intervento. Ieri uno degli enti che vigila sulla tutela ambientale, l’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, ha presentato un piano pluriennale che consentirebbe il consolidamento dei suoli, la regolazione delle acque, la manutenzione di tutti i canali: azioni necessarie per ridurre il rischio idraulico del paese. L’Anbi ha fatto i conti, elencando anche quali sarebbero i cantieri da aprire in ciascuna regione. Un intervento di questo tipo costerebbe poco più di 4 miliardi di euro. Tanti? Dal ’94 al 2004 – ultimi dati disponibili – lo Stato ha speso 21 miliardi di euro per tamponare i danni delle catastrofi idrogeologiche verificatesi in quel decennio. Secondo i calcoli del ministero dell’Ambiente, per mettere in sicurezza il territorio italiano servirebbero 44 miliardi. Sarebbe il nord a «succhiare» più risorse: nel settentrione ne servono infatti 27, al sud 13 e per il recupero delle coste 3. Troppi soldi? non abbiamo risorse sufficienti? Il ministro dell’economia Tremonti tiene stretti i cordoni della borsa? Non è così. I soldi si tagliano agli enti territoriali, mancano quelli destinati alla pianificazione, ma poi si buttano dalla finestra quando scoppiano le emergenze: dal ’56 al 2000 – secondo un Dossier di Legambiente sul dopo Sarno – si sono spesi 48,2 miliardi. «Analizzando i costi – scrive l’associazione ambientalista – è evidente come all’aumentare delle spese in interventi ordinari per l’assetto idraulico vi è una contemporanea crescita delle spese in interventi straordinari per alluvioni». Che significa? Che gli interventi spesso vengono fatti male «un vecchio modo di agire che ha privilegiato gli interessi economici, sacrificando ad essi la tutela ecologica e la sicurezza idraulica». Una mala gestione che continua. Dopo la cosiddetta legge Sarno del ’98, sono stati finanziati (i dati risalgono al 2007) 2.270 interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico. Il tutto è costato 1,7 miliardi di euro. Ma si è trattato perlopiù di interventi strutturali, che spesso e volentieri servono a ricostruire nei territori devastati da qualche frana, qualche alluvione e qualche smottamento. Del tutto – o quasi – assente, invece, la politica di prevenzione. Finisce così che o sull’onda dell’emergenza, o in base a conflitti di competenze, o per privilegiare interventi di cementificazione invece di abbracciare una politica del territorio volta a difendere la naturalità dei corsi dei fiumi e dei torrenti, si mettono in piedi delle opere dannose e costose. Gli esempi non mancano. In Piemonte ci sono delle «chicche». Una riguarda la Val Pellice: a Luserna San Giovanni qualche anno fa si accorsero di aver fatto male nel 2000 una scogliera (mancavano le fondamenta) e per questo l’intervento fu rifatto da capo bruciando un milione e mezzo di euro. Nel 2006 il torrente Maira, affluente sinistro del fiume Po, è stato invece canalizzato: con le cosiddette «gabbionate» e «prismate» (in una parola: cemento) sono stati sostituiti gli argini naturali. L’opera è stata messa in campo per l’emergenza esondazione. Ma il Maira non è a rischio esondazione, ha denunciato all’epoca Legambiente, secondo cui anzi l’intervento ha «ucciso» un ecosistema il cui valore è difficilmente stimabile. La cementificazione, invece, un costo ce l’ha, elevatissimo: 5 milioni di euro solo il primo stralcio. Soldi stanziati dal governo con un decreto d’emergenza e versati attraverso l’intervento della Protezione civile «La Protezione civile va benissimo quando si tratta di intervenire sull’emergenza, per salvare persone e cose o per prevenire nel momento di allerta – osserva Vanda Bonardo presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Ma da sempre sosteniamo che non può e non deve occuparsi di politiche di intervento del territorio. Lì serve una pianificazione e per farla ci sono gli enti preposti, come le autorità di bacino».